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due parole su Ghilarza: un paese poesia
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Ghilarza sorge sull'Altopiano ai margini della Catena denominata Montiferru che degrada verso il fiume Tirso, in un territorio che alterna ampie distese destinate a pascolo ad angoli dove la macchia mediterranea custodisce preziose testimonianze riconducibili ad epoca preistorica, fenicio-punica e bizantina. In origine fondata su un'economia di tipo agro-pastorale, dall'inizio del XX Secolo si svilupparono rapidamente il commercio e il terziario. Ben presto la bravura degli scalpelli ghilarzesi superò i confini comunali, facendo di Ghilarza un punto di riferimento per l'edilizia sarda. Ma Ghilarza fu anche un importante centro culturale: già nel 1200 la scuola permetteva di conseguire i primi studi, nella metà dell'Ottocento si ebbe la fondazione del Circolo di Lettura e nei primi anni del 900 del primo circolo femminile.
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Negli anni 60, in pieno sviluppo economico, il paese vantava la più alta percentuale di laureati dell'Isola. Questo contesto culturale fu linfa vitale per giuristi, medici, militari, diplomatici, studiosi, letterati. tra essi spicca Antonio Gramsci, il grande pensatore e uomo di cultura che a Ghilarza trascorse gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza e da lì crebbe ai valori umani e sociali che sono a fondamento del suo pensiero.
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A Ghilarza visse mio nonno Francesco Sias, autore del poema epico in lingua sarda Paris et Vienna (cit. studio omonimo A.M.Balbi, Marsilio Ed.) e appassionato di poesia del 500 e del 600 e di autori come Mario Teluccini e Angelo Albani. Di Ghilarza era mio padre Raffaele, studioso di filosofia e astrologia, che mi lasciò uno studio ventennale in più volumi sulla traduzione storica dell'opera di Nostradamus, dal valore linguistico, filologico e interpretativo senza uguali. E ghilarzese sono io, umile e fiero discendente di un passato ricco di sogni, storia e gloria.
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