Mi fu detto che ero un depresso, un pagliaccio, un buffone, un "morto vivente", "sei quasi antipatico come Cristiano Sias" cominciava a diventare proverbiale, loro preferivano vivere, mentre io che rifiutavo emoticon e cene chiassose per una coerenza fatta di semplicità e verità, volevo solo "morire". E tanto ancora ci sarebbe da scrivere, su argomenti e malinconie che ora è inutile approfondire in questa sede, peraltro evidenziati sul mio sito nella parte riguardante il movimento de "La Nouvelle Nausée".
La depressione e lo sconforto mi assalirono rapidamente e il rifiuto di internet e di quel tipo di umanità diventò totale, fino a portarmi a chiudere per il disgusto questo stesso sito e cancellare quasi tutto quello che avevo pubblicato in altri, soprattutto in quelli di scrittura che avevano ormai, ai miei occhi, ben poco di dignitoso da dare. in quei giorni, ricordo, pubblicai una lettera intitolata "Sito chiuso per esaurimento da web" e mi ritirai nella mia quotidianità. Così mi sentivo: un "fantasma", un "diverso", il veleno di internet era entrato anche in me, fino a convincermi che "lo sbagliato" ero io. Ancora fui deriso e attaccato per quella lettera e le mie scelte, con una ferocia incredibile che non si fermava davanti a nulla e non risparmiava neanche la mia vita privata. La regola era rinfacciare, infangare, umiliare. il caos imperversava: chi ti amava diceva di odiarti, chi ti odiava finiva per amarti. Le persone in cui credevi arrivavano a mostrare facce e crudeltà impensabili. La distruzione del proprio antagonista sembrava diventare l'unico scopo, fino a toccare i livelli più bassi della totale assenza di pietà e rispetto, con una cattiveria senza limiti che si nutriva unicamente di sé stessa. Di quella follia e quello "sciacallaggio" psicologico sembravano nutrirsi sia gli spiriti più gretti e meschini, sia coloro che fino al giorno prima ti avevano giurato amore eterno e fatto promesse appassionate e ora ti colpivano nella tua stessa intimità. Tutti accomunati nella stessa maleodorante pania, nello stesso vomitevole tradimento. Era rimasto solo qualche amico "vero" e un piccolo lume di speranza, simboleggiato da quella firma ironica in calce: "Cristiano Sias, il poeta più antipatico (?) del web". in fondo, dentro di me, io sapevo che non era così, che non sono un fallito perché credo ancora in valori che per molti sono solo un ricordo, perché lotto per difendere "l'uomo" nei suoi diritti elementari, tra i quali c'è anche quello di poter perdere la pazienza davanti alle ingiustizie e ai soprusi, e di non accettare coloro che considerano la solidarietà e l'amore, l'aiutarsi e il completarsi, solo in senso unilaterale ed utilitaristico.
Di quei "famosi" siti di scrittura oggi non c'è traccia in questo spazio, resistette per qualche tempo solo un link commerciale, e qualche altro collegamento più "genuino". Poi anche quel link sparì, perché invece che il luogo di crescita che dichiarava di essere, anche quel noto "laboratorio" era in realtà un altro scannatoio di sensibilità, dove non si aveva rispetto per nulla e nessuno, nemmeno per i morti. Naturalmente anche quella mia presa di distanza fu soggetta a critiche e attacchi del branco e dello stesso gestore. il mio messaggio di commiato era stato chiaro: se la selezione degli iscritti e la creazione di un laboratorio si limitano esclusivamente al fatto che "uno paga", accogliendo così tutta la schiuma esistente purché apra il portafogli, il risultato che si ottiene è esattamente l'opposto di quello che si proclama, perché si limita il numero degli iscritti e si rischia di concentrare il peggio, favorendo i piccoli gruppi. Senza un maggiore filtro a tutela di chi vuole veramente costruire, si fa solo e di nuovo azienda e profitto, non cultura. in un sito in cui lo stesso gestore non è un esperto di poesia, non si può realizzare un progetto lasciandone la responsabilità a persone di facciata che ancora oggi danno la loro immagine ma non il loro supporto concreto. Scoppiò un putiferio. Lo stesso gestore mi scrisse dicendo "Cristiano se sei arrabbiato con il mondo non prendertela con me anzi con noi tutti."
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