Il Manifesto de "la Nouvelle Nausée"
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Il Movimento Letterario dei Poeti Nauseati
IL MANIFESTO
Chi non conosce il disgustoso passo saliente della "Nausea" (1938) di Jean-Paul Sartre?
"Appoggio la mia mano sulla panchina, ma la ritiro subito: essa esiste. Questa cosa sulla quale sono seduto, sulla quale appoggiavo la mano si chiama una panchina. L'hanno fatta apposta perché ci si possa sedere, hanno preso del cuoio, delle molle, della stoffa, si sono messi al lavoro, con l'idea di fare una sedia e quando hanno finito era questo che avevano fatto. L'hanno portata qui, in questa scatola, e ora la scatola viaggia e sballotta, con i suoi vetri tremolanti, e porta nei suoi fianchi questa cosa rossa. Mormoro: è una panchina, un po' come un esorcismo. Ma la parola mi rimane sulle labbra: rifiuta di andarsi a posare sulla cosa. Essa rimane quello che è, con la sua peluria rossa, migliaia di zampette rosse, all'aria, diritte, zampette morte. Questo enorme ventre girato all'aria, sanguinante, sballottato - rigonfio con tutte le sue zampe morte, ventre che galleggia in questa scatola, in questo cielo grigio, non è una panchina. Potrebbe benissimo essere un asino morto, per esempio, sballottato nell'acqua e che galleggia alla deriva, il ventre all'aria in un grande fiume grigio, un fiume da inondazione; e io sarei seduto sul ventre dell'asino e i miei piedi bagnerebbero nell'acqua chiara."
Ora, si deve sapere, in quest'estate io, come Sartre, mi sono ammalato di nausea. Non della nausea esistenzialista, però, la quale ai nostri tempi è una malattia pressoché scomparsa. La crisi della parola, la metamorfosi kafkiana del senso, l'allegoria, la metafora, il paragone e la similitudine sono tutti virus debellati, parimenti alla metrica e alla rima in poesia, le quali ultime producevano servile dipendenza. Io, inoltre, non credo, come pensava Sartre, che l'uomo sia l'entità che dà senso al mondo ma, piuttosto, che il mondo sia stato creato per l'uomo al quale fu concesso il potere di nominare le cose onde consentire allo spirito di rispecchiarsi in esse, allegorizzandole. E' la capacità di chiamare le cose, a mio avviso, che è entrata in crisi con la diffusione del linguaggio tecnologico del quale dissertava Pasolini, in contrapposizione alla lingua letteraria. Per esempio: da quando i puristi non riuscirono ad imporre il vocabolo "logicale" per nominare il software (cosa morbida!) la comprensione del concetto è divenuta molto dura per i non addetti ai lavori.
Soltanto due rispettabili amici sono consapevoli di questo mio stomachevole morbo ed entrambi sono poeti, quindi soggetti a rischio, se non addirittura già infettati. Il primo si chiama Marco Mastrelli, il quale si dimostrò molto interessato ai sintomi. Accadde in quel loco di Terracina quando Marco, anziché andare a tastare altri generi letterari, si trattenne con me a discutere di disgusto. Credo che lui già ne fosse affetto perché rise a crepapelle e, così pare, la risata e l'ironia sono gli unici vaccini finora scoperti contro questa moderna nausea. Ritengo che pure Cristiano Sias sia stato ammorbato, giacché egli ha recentemente pubblicato un link alla "Nouvelle Nausée" nella pagina iniziale del suo sito https://www.cristianosias.it.
La " Nouvelle Nausée" è una nausea di nuovo genere. Similmente alle altre, essa si palesa con malesseri vaghi oltre che, naturalmente, con il voltastomaco. Nel mio caso si manifesta con la mollezza dei piedi, incapacità di avanzare speditamente anche di un metro, apatia per la musica, indifferenza verso la lettura, incapacità di leggere una critica estetica degna di questo nome. Differentemente che in Sartre, piuttosto che da un disagio d'identità, la Nouvelle Nausée ha origine da un'ipertrofia dello Io Narratore, un malessere dell'era moderna che sviluppa la sua infezione nei canali della comunicazione, prevalentemente in quelli della multimedialità, della telefonia mobile, della corrispondenza telematica (liber word, chat, blog, e-mail) e del "Print on Demand". Nel novello disgusto la parola, anziché entrare in crisi, tende a straripare, sovrabbondare, valicare gli argini come un fiume grigio.
Per la verità, essendo la mia nausea causata da un ceppo virale molto differente da quello che aggredì Sartre, né la panchina né l'asino galleggiante sul fiume sono affanni miei. Ogni volta che ho osservato una panchina o un asino, infatti, seppur sforzandomi di andare oltre, non sono riuscito a percepire forme differenti da una panchina e da un asino, propriamente ciò che i nomi indicano e che la bocca pronuncia perfettamente. La mia Nouvelle Nausée si presenta, piuttosto, come disgusto di lettura.
Ricordo che essa mi ha colto, per la prima volta violentemente, con il "Codice da Vinci" dello storico d'arte Dan Brown. Mentre nel libro, a proposito del triangolo del Cenacolo (triangolo nel quale Leonardo dipinse Cristo in perfetta solitudine) si affermava che "Questo simbolo è l'icona originale di maschio. Un fallo rudimentale", la parola scritta si rifiutava di essere letta e si trasformava. Io, colto da nausea, infatti, leggevo: "Questo simbolo è un triangolo, segno del mistero trinitario. L'isolamento di Gesù anticipa la solitudine del Getsemani". Le parole di Dan Brown mi si mutavano frequentemente davanti agli occhi e, mentre molti altri leggevano (a proposito della "V" formata tra Cristo e Giovanni) che "Il simbolo femminile, come si può immaginare, è il suo opposto... ha la forma del ventre femminile. Il simbolo comunica l'idea del ventre femminile, fertilità", la mutazione letterale mi avvertiva: "Cristo e Giovanni erano Vergini. La "V" è la "V" di "Vergine" ed anticipa l'affidamento della Vergine Maria a Giovanni e viceversa, oltre che annunciare la presenza della Madre nel Cenacolo della Pentecoste".
Successivamente a Dan Brown, la natura della mia Nouvelle Nausee diventò conclamata quando, passeggiando in piazza San Domenico, nella vetrina di una delle librerie napoletane più note, vidi esposta una mia opera, collocata giusto accanto ad un tomo che narra dell'eruzione del Vesuvio. Accadde, in quel preciso momento, che io fui colto dal disgusto, dalle vertigini e, soprattutto, da una visione apocalittica, al confronto della quale l'illuminazione della "misteriosa fiamma della regina Loana" del professor Umberto Eco (il mio autore preferito) è un Flash, roba da fumetti. Cosa io vidi, nella mia apocalisse letteraria? Ecco cosa vidi!
"Io ebbi questa visione: una scala altissima, costruita con pile di libri pubblicati negli ultimi sei anni. Sulla sommità della scala c'era un trono di cartapesta, e sul trono uno stava seduto, fasciato in una tunica azzurra, avvolto in un drappo tricolore. Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a Presidente di Consiglio ed aveva tra le mani uno dei quaranta saggi di Bruno Vespa, tutti relativi ai cammini nel deserto. Colui che stava seduto affermava di essere ispirato direttamente dallo Spirito di Dio. Egli era il Grande Editore Unico che aveva scalato la Mediaset la quale aveva scalato la RCS la quale aveva scalato la Mondadori la quale aveva scalato la Feltrinelli la quale aveva scalato il TG3 il quale aveva scalato... eccetera, eccetera, eccetera.
Attorno al trono, poi, c'erano i fantasmi di ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti di cenci, coronati della gloria dell'alloro. Essi erano i fantasmi dei Decani dei piccolissimi Editori e, alternativamente, si battevano il petto e si auto-lodavano per l'elevata missione sociale che avevano svolto in ogni campo della cultura. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni e righe orizzontali in bianco e nero e a colori siccome da una televisione che abbia perso il segnale ed una litania di poche note ripetute, come da un vecchio disco che si sia inceppato. Sotto il trono, sulla scalinata, vi erano quattro scrittori viventi, ognuno di loro con un contenitore sigillato in mano e con una mascherina anti-inquinamento sul volto.
E vidi un Angelo con tromba che proclamava a gran voce: -Chi è degno di sciogliere i sigilli dei contenitori?-
Il primo dei quattro viventi avanzò di seicentosessantasei gradini e si spogliò della mascherina, rivelandosi, ed egli era lo scrittore Dan Brown. Dan Brown ruppe il sigillo del contenitore sul quale c'era scritto "Il codice da Vinci" e dal contenitore uscì un cryptex, sigillato, del quale ruppe il sigillo tirando fuori un altro cryptex del quale ruppe il sigillo tirando fuori un altro cryptex sigillato del quale ruppe il sigillo tirando fuori un altro cryptex sigillato del quale ruppe il sigillo tirando fuori... eccetera, eccetera, eccetera. L'Editore Unico, allora, tuonò: "Hai rotto i cryptex! Ma quando esce fuori questo Codice da Vinci?"
E Dan Brown, colto da un lampo di genio, rispose: "Attendo che qualche lettore sciolga l'enigma, ammesso che non l'abbia già fatto l'acido contenuto nei cryptex!"
E l'Editore Unico tuonò: "Non si può, c'è conflitto d'interessi. Il lettore o fa il lettore o fa lo scioglitore di codici."
E l'Angelo suonò la tromba e Dan Brown scomparve.
Il secondo dei quattro viventi avanzò di sei gradini e si spogliò della mascherina, rivelandosi, ed egli era il cantautore Mariano Pecchiealveolo. Mariano Pecchiealveolo ruppe il sigillo del contenitore sul quale c'era scritto "Parole dell'Editore Unico" e dal contenitore uscì un contenitore di CD sigillato sul quale c'era scritto "Parole dell'Editore Unico" del quale ruppe il sigillo tirando fuori un altro contenitore di CD sigillato sul quale c'era scritto "Parole dell'Editore Unico" del quale ruppe il sigillo tirando fuori un altro contenitore di CD sigillato sul quale c'era scritto... eccetera, eccetera, eccetera. L'Editore Unico, allora, tuonò: "Hai rotto i contenitori! Ma quando esce fuori questo CD?"
E Mariano Pecchiealveolo, colto da un lampo di genio, rispose: "Attendo che l'Editore Unico componga i testi!"
E l'Editore Unico tuonò: "Non si può, c'è conflitto d'interessi. L'Editore Unico o fa l'editore o fa il compositore."
E l'Angelo suonò la tromba e Mariano Pecchiealveolo scomparve.
Il terzo dei quattro viventi avanzò di un gradino e si spogliò della mascherina, rivelandosi, ed egli era lo Scrittore Esordiente. Lo Scrittore Esordiente ruppe il sigillo del contenitore sul quale c'era scritto "Opera Prima distribuita da..." e dal contenitore uscì un contratto di distribuzione sigillato sul quale c'era scritto "Opera Prima distribuita da..." del quale ruppe il sigillo tirando fuori un contratto di distribuzione sigillato sul quale c'era scritto "Opera Prima distribuita da..." del quale ruppe il sigillo tirando fuori un contratto di distribuzione sigillato sul quale c'era scritto... eccetera, eccetera, eccetera. L'Editore Unico, allora, tuonò: "Hai rotto la distribuzione! Ma chi la distribuisce, quest'Opera Prima?"
E lo Scrittore Esordiente, colto da un lampo di genio, rispose: "Io!"
E l'Editore Unico tuonò: "Non si può, c'è conflitto d'interessi. Tu o fai lo scrittore o il distributore."
E l'Angelo suonò la tromba e lo Scrittore Esordiente scomparve
Il quarto dei quattro viventi avanzò, con un sol balzo, di sette gradini e si spogliò della mascherina, rivelandosi, ed egli era il poeta napoletano Lino Lista. Lino Lista ruppe il sigillo del contenitore sul quale c'era scritto "Spiegazione di un'Allegoria Poetica" e dal contenitore uscì una balla sigillata sulla quale c'era scritto "Spiegazione di un'Allegoria Poetica" della quale ruppe il sigillo tirando fuori una balla sigillata sulla quale c'era scritto "Spiegazione di un'Allegoria Poetica" della quale ruppe il sigillo tirando fuori una balla sigillata sulla quale c'era scritto "Spiegazione di un'Allegoria Poetica" della quale ruppe il sigillo tirando fuori ... eccetera, eccetera, eccetera. L'Editore Unico, allora, tuonò: "Hai rotto le balle! Ma chi la spiega, quest'allegoria poetica?"
E Lino Lista, colto da un lampo di genio, rispose: "Io!"
E l'Editore Unico tuonò: "Non si può, c'è conflitto d'interessi. Tu le allegorie o le scrivi o le interpreti."
E l'Angelo suonò la tromba e Lino Lista, prima di scomparire, si coprì nuovamente il volto con la mascherina anti-inquinamento."
Ecco: questa fu la visione che aggravò la mia novella nausea. Cosa significa? Non posso spiegarlo, dovrei scrivere ancora e già, per la lunghezza di questa nota esplicativa, sono disgustato oltre il tollerabile. Una cosa, però, voglio illustrare brevemente: il simbolo della mascherina. Essa significa che si scrive troppo e si sta producendo inquinamento letterario. Io, illuminato dalla rivelazione della Nouvelle Nausée ed autore del suo Manifesto, non posso esimermi dal fornire un modestissimo contributo al disinquinamento. Sin da oggi, per qualche anno, forse per molti anni, non comporrò più versi: mi limiterò "a limare" e a pubblicare quelli che ho scritto finora. Conclusione: se poesia è "poiesis", quindi creazione, giacché per lungo tempo non produrrò versi, voi, amici miei, chiamatemi ex poeta.
Lino Lista
9/9/2005
 
 
 
 
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